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Alfredo Cospito deve morire!

Alfredo Cospito deve morire! Certo. Come ciascuno di noi. Io e te che leggi, compresi.

Tutti dobbiamo morire, ma a nessuno si augura una morte violenta, o una lunga agonia.

Non la si augura e non la si impone. Ma quel che è buon senso comune non appartiene a tutti: il gruppo degli anarchici insurrezionalisti di cui Alfredo Cospito è esponente, infatti, in ogni attentato ha decretato la morte di tanti (anche innocenti) solo per poter rivendicare le proprie malsane idee.

Oggi Alfredo Cospito è in carcere. Al 41 bis. E da oltre 100 giorni porta avanti uno sciopero della fame che potrebbe non durare ancora a lungo. Qualcuno solleva la questione se sia lecito farlo morire di fame. Lo chiamano “Stato di Diritto”.

Ma l’alternativa quale sarebbe? Sospendere il 41 bis? Ammettere che uno Stato libero e sovrano si piega al ricatto morale di un terrorista oggi, di un mafioso domani? Perché nessuno gli sta negando il necessario per vivere: né di cibo (che rifiuta), né di assistenza sanitaria (che ha rifiutato sottoscrivendo l’apposita liberatoria) e quindi… quindi porterà avanti la sua battaglia, e per questo deve morire.

Alfredo Cospito, però, sta sollevando più o meno consapevolmente un’altra questione: quella sull’autodeterminazione del fine-vita.

Dj Fabo prima, Fabio Ridolfi e Mario (al secolo Federico Carboni) poi, sono solo alcuni degli italiani emigrati in Svizzera per accedere all’eutanasia. Si calcola che siano 50 ogni tre anni (poco più di uno al mese) gli italiani che vanno a morire oltralpe.

Alfredo Cospito, decidendo di non alimentarsi ha deciso di voler piegare lo Stato. E poiché lo Stato non si deve piegare al ricatto di un soggetto di tal risma, pensa di morire con l’aura del martire dello Stato che ne accresca il mito fra i suoi sodali.

Ebbene, anche se non ne accrescesse il mito, anche se questo rappresenterebbe una sostanziale affermazione dello Stato rigido e sovrano, integerrimo di fronte a chi cerca di piegarlo, sarebbe comunque una sconfitta: sarebbe offrire a questo detenuto una via di uscita facile e veloce dal carcere a vita.

Alfredo Cospito deve morire. Ma non di eutanasia, né di fame. E neppure ottenendo una sospensione del 41bis. Basterebbe così poco ad imporgli un TSO che aggiunga al regime di carcere duro l’umiliazione di essere legato ad un lettino al pari di un insano mentale, quale è o vuole apparire, e nutrito in endovena perché possa godere ancora una lunga vita (a carico dei contribuenti, certo) ma continuando a guardando il cielo solo a quadretti.

Questo sì che spegnerebbe le velleità anarchiche di quei facinorosi fuori: il sapere che non solo lo Stato non si piega ai loro ricatti, ma addirittura è disposto a mantenerli perché paghino la loro pena senza sconti, e senza scorciatoie.

 

 

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