In questo periodo di coronavirus il governo giallofucsia è sembrato un po’ in difficoltà. Certo, una situazione inedita rispetto alla quale non si era preparati, ma diciamolo pure: nessuno era preparato alla pandemia da Sars-Cov-2, neppure gli altri Paesi! Eppure da nessuna parte si è assistito ad un teatrino altrettanto triste fatto di chiusure, di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) a ripetizioni, di autocertificazioni per uscire di casa, e per giunta senza sapere fino a quando. Insomma, in questo momento i decessi accertati in Italia sono circa 25 mila, in Francia 22 mila. Ma in Francia, ormai da una settimana, il Presidente Emmanuel Macron ha annunciato la riapertura totale del Paese il prossimo 11 maggio. In Italia, invece, no.
In Italia per due mesi abbiamo avuto il sogno proibito di una fantomatica Fase 2, e ora che il sogno prendeva una forma piacevole, il Presidente Conte ha ritenuto di svegliarci bruscamente annunciando il prossimo DPCM, quello delle riaperture solo per modo di dire.
I parchi riapriranno, ma gli accessi sono contingentati.
Le attività sportive si potranno riprendere, ma solo per gli sport individuali e a due metri di distanza. Per gli sport di squadra bisogna attendere il 18 maggio e chissà a quali condizioni…
La ristorazione apre, anzi no. Apre a condizione di effettuare consegne a domicilio, o al limite di offrire cibo d’asporto. Ma chi attende deve farlo in fila, RIGOROSAMENTE a distanza di sicurezza, e naturalmente dotandosi di guanti, mascherine e amuchina. E non venga in mente a nessuno, qualora vengano sorpresi da uno scroscio di pioggia improvvisa, di usare la cortesia di far riparare un amico sotto il proprio ombrello.
Si possono visitare i parenti a qualche minima condizione:
- disporre di TUTTI i dispositivi di sicurezza individuale (mascherina, guanti, e amuchina a gogò);
- osservare RIGOROSAMENTE la distanza di sicurezza anche dentro casa;
- evitare di mangiare insieme, magari organizzando turni per l’uso di fornelli, tavola e sala da pranzo…
In compenso ora ci si può muovere di più anche se solo all’interno della regione, e naturalmente muniti di autocertificazione (ovvero esattamente come prima).
Poi certo: riapre la filiera manifatturiera, quella dei prodotti destinati all’export, ecc. La verità, però, è che a me pare poco e insufficiente: se infatti non apro ai clienti la possibilità di andare a fare compere tutta questa produzione, a chi la si dovrebbe vendere?
La verità è che si può andare a fare compere anche nei negozi di abbigliamento! Sì, ma a ingressi contingentati, possibilmente evitando di provare troppi capi di abbigliamento come cortesia agli altri avventori che attendono fuori (specie se piove e non si può condividere l’ombrello), e a chi sta dentro che poi dovrà sanificare ogni singolo capo.
Ma il nostro #supermegadirettoregenerale, tale Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, si è rivolto agli italiani con i toni trionfalistici e dopo aver annunciato quanto meraviglioso fosse questo nuovo DPCM, così elaborato e curato, è cresciuto di 5 centimetri annunciando il trionfale risultato riportato da Lui e dal suo Governo in Europa con l’accordo unanime sui recovery fund (i bond a copertura europea proposti dai francesi dopo che quelli proposti dall’Italia erano stati ripetutamente snobbati e rigettati) circa la possibilità che in un [ipotetico, auspicabile, non determinato, non calendarizzato] futuro si possano realizzare mentre intanto ci si accontenta del “MES non condizionato”, ovvero il discusissimo MES (Meccanismo Europeo di Stabilità, o fondo salva Stati) a condizioni agevolate ma “per un anno!”. E già. proprio un grande traguardo. E di questo il Presidente Giuseppe Conte se ne fa pure un punto d’onore…
Intanto non una parola si è fatta della famosa App che avrebbe dovuto favorire il monitoraggio degli italiani e la prevenzione della diffusione di nuovi focolai. Sono due mesi che sogniamo il 4 maggio, ma – a riprova della competenza e della tempestività dei provvedimenti del presidente Conte e del suo Governo – Immuni, potrebbe arrivare a fine maggio (se va bene!).
Però c’è da capirlo: lui ha fatto il massimo che poteva nel momento in cui, scoprendosi impreparato ad affrontare una tanto inedita situazione e con una maggioranza che fino al giorno prima aveva la consistenza di una mela cotta gettata dal terzo piano, si è rivolto a vari scienziati e specialisti che ha raccolto nei vari comitati scientifici, task forces, e tavoli di lavoro. Ha scelto certamente i migliori tra quelli che sono rimasti nel Bel Paese dopo le ripetute e prolungate fughe dei cervelli che hanno interessato il Paese quando ancora si poteva prendere un aereo e partire in cerca di un futuro meno tetro.
Quelli che son fuggiti hanno spaccato l’atomo in quattro, o magari collaborano alla preparazione di un prossimo avveniristico viaggio su Marte, ma quelli che son rimasti (e che Conte ha reclutato) dovendo tracciare una curva matematica che preveda l’andamento di un’influenza in Italia, a detta del primo ministro, «non sono capaci» e infatti “non sanno dirci se non in modo generico” come si svilupperà la situazione.
Per carità: nessuno si attende che questi scienziati abbiano una sfera di cristallo o una qualsivoglia capacità divinatoria così da dirci lo sviluppo dell’epidemia minuto per minuto da qui fino al termine dell’emergenza, ma che sappiano tracciare una linea e dire «verosimilmente ci attendiamo questo», dagli scienziati che siedono ai grandi tavoli di Giuseppi, forse qualcuno se lo sarebbe aspettato.