“Abbiamo bisogno di una narrazione umana che ci parli di noi e del bello che ci abita”. Con queste parole, papa Francesco introduce il suo messaggio ai giornalisti e operatori della comunicazione nel giorno della memoria liturgica di san Francesco di Sales loro patrono. Un messaggio – dice il papa – sul “tema della narrazione”.
L’uomo è infatti la sola creatura, avverte, che si nutre di storie come di cibo. Dalle fiabe della infanzia, ai romanzi, alle canzoni, ai film dell’età più adulta, l’uomo è un consumatore di storie. E di storie e di narrazione si veste, anche per preservare la propria vita.
Così il papa distingue tra due categorie di storie: da una parte ci sono quelle che si nutrono di chiacchiere e pettegolezzi, costantemente soggette al rischio della falsificazione (il papa fa l’esempio del deepfake) e dall’altra una storia buona, per la quale occorrono sapienza e coraggio, pazienza e discernimento, capace di “travalicare i confini dello spazio e del tempo”.
Per papa Francesco, la Sacra Scrittura è una grande storia d’amore tra Dio (creatore e narratore) e l’umanità. Ma la conoscenza di Dio si trasmette specialmente “raccontando di generazione in generazione, come Egli continua a farsi presente”.
Così i vangeli, afferma il papa, “Mentre ci informano su Gesù, chiedendoci di imitarne la vita, ci conformano a Lui”.
In un ideale ponte con la prossima domenica, la prima domenica della Parola (indetta proprio da papa Francesco col motu proprio Apparuit Illis lo scorso 30 settembre 2019), il pontefice prosegue: “Mentre leggiamo la Scrittura… facciamo memoria dell’amore che ci ha creati e salvati e… – aggiunge – lo Spirito Santo è libero di scrivere nel nostro cuore”: per questo l’umanità può e deve raccontarsi al Signore per entrare “nel suo sguardo compassionevole” perché nessuna storia è insignificante e ogni vita, scritta dallo Spirito Santo, è una “meraviglia stupenda”.