Fa discutere il recente intervento di Elon Musk, magnate americano e patron di Tesla e SpaceX, circa la magistratura italiana, colpevole di varie pronunce verso l’invio dei migranti in Albania. Il nuovo Capo dipartimento per l’Efficienza del Governo del Presidente americano eletto Donald Trump, infatti, proprio alla vigilia della nomina, ha commentato dicendo “Se ne devono andare”.
Ne è nato un vespaio di polemiche con, da una parte, il vice premier Matteo Salvini che difende Musk e, dall’altra, la segretaria del PD Elly Schlein che parla di un attentato alla sovranità italiana. Con buona pace di un mondo al contrario, in cui ora sono gli esponenti democratici e progressisti a rivendicare il tanto vituperato sovranismo del Governo Meloni.
Ma andiamo con ordine.
L’intervento di Musk è certamente irrituale e discutibile. Inconciliabile con il sistema della divisione dei poteri previsto dalla Carta Costituzionale. E tuttavia comprensibile visto che si tratta di una dichiarazione proveniente da qualcuno che non è italiano e che probabilmente non conosce approfonditamente la nostra Costituzione. In America, infatti, i giudici della suprema Corte sono proposti dal Presidente USA e confermati dal Senato ed è previsto che “mantengano le loro funzioni per tutta la loro buona condotta”. Una volta nominati, cioè, restano i carica fintanto che non si dimettano o che non vengano accusati e condannati. Così, ad oggi, l’attuale Corte Suprema USA si compone di nove giudici (nominati: 3 da George Bush, 2 da Barak Obama, 1 da Joe Biden e 3 da Donald Trump nel precedente mandato presidenziale).
Dunque non dovrebbe sorprendere che un americano, abituato a vedere i giudici nominati dal Presidente, ritenga inammissibile che l’azione dei giudici contrasti con l’azione di Governo.
È altrettanto irrituale, e sorprendentemente coerente col suo preteso sovranismo, invece, l’intervento di Matteo Salvini che, dando regione a Musk cerca da una parte di trovare un sostegno alla sua costante critica verso la magistratura italiana che, non è un mistero, ritiene politicizzata e di sinistra, e dall’altra però riconosce ad un non italiano (azzarderei anche ad un extracomunitario, per non parlare delle origini africane del magnate stellestrisce) l’autorità di intervenire su questioni interne allo Stato italiano.
È solitamente dissennato, invece, l’intervento di Elly Schlein che, pur di non perdere un’occasione di attaccare il governo di centrodestra invoca, questa volta proprio lei che lo ha demonizzato in ogni modo possibile, un certo sovranismo nazionale. Un sovranismo, però, che non riconosce a the Donald né ai cittadini americani che lo hanno votato, visto che l’opposizione italiana non ha perso occasione di denigrare il Presidente neoeletto etichettato in ogni modo possibile.
Insomma, in queste ore la sovranità italiana è “tirata per la giacchetta” oltre che dal segretario della Lega, anche da quello del PD e paradossalmente invocata anche dalla Magistratura italiana. Ma cosa dice la Costituzione Italiana, dietro cui tutti sembrano volersi nascondere?
ART. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Inoltre, gli articoli 55-58, che parlano dell’elezione delle due camere, trovano compendio nel principio di Democrazia Rappresentativa espresso dalla stessa Carta:
ART. 60
La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni.
La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra.
Alla luce di questo, e senza voler esautorare la Magistratura delle proprie prerogative, non ultima la possibilità di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea per dirimere i casi di coscienza (come quello relativo al trattenimento dei migranti in Albania), ci si potrebbe legittimamente chiedere se non sarebbe stato più consono e meno foriero di polemiche se la Magistratura italiana, invece di bloccare l’azione di governo rimandando la cosa alla Corte Europea, il che rappresenta un vero e proprio tentaivo di blocco dell’azione politica di chi esercita la sovranità delegata dal popolo, non avesse dato attuazione alla Legge, così come promulgata da chi a ciò è preposto, e solo in seguito domandare l’intervento chiarificatore della Corte Europea.
Ma si sa: quello che ai più sembra normale buonsenso, spesso non appartiene a chi, avendo un briciolo di potere inizia, da una parte o dall’altra, a montarsi la testa e pensare di poter indirizzare la vita politica di un Paese. Si arriva così al paradosso del sovranismo degli antisovranisti.